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Si tratta di un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei successivi 15 anni, ma le basi di questo percorso sono state gettate con il “Summit della Terra” tenutosi a Rio de Janeiro dal 03 al 14/06/1992 e da due successive tappe intermedie.

Il protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 e sottoscritto da più di 160 paesi, è un atto aggiuntivo alla Convenzione Quadro di Rio, che rappresenta una vera e propria ammissione di responsabilità circa le emissioni climalteranti degli ultimi 150 anni da parte degli stati industrializzati e, conseguentemente, obbliga gli stati aderenti ad adottare misure concrete, in grado di ridurre le emissioni di CO2 del 5% dal 2008 al 2012.

 Successivamente, l’Accordo di Parigi, firmato il 12/12/2015 da 193 paesi e dall’UE ed entrato in vigore il 04/11/2016, ha sostituito il protocollo di Kyoto, con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e a proseguire gli sforzi per circoscriverlo a 1,5°C.

Gli elementi essenziali dell’Agenda 2030 sono 17 obiettivi di sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs e 169 sotto-obiettivi ad essi associati, che si raggruppano in cinque principi fondamentali quali:

·       le persone,

·       il pianeta,

·       la prosperità,

·       la pace e

·       la collaborazione

Gli SDGs hanno carattere universale – si rivolgono cioè tanto ai paesi in via di sviluppo quanto ai paesi avanzati – e sono fondati sull’integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economica), quale presupposto per sradicare la povertà in tutte le sue forme.

L’Agenda 2030 riconosce lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali, così come la presenza di sfide comuni che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare.

Nel farlo, tocca diversi ambiti, interconnessi e fondamentali per assicurare il benessere dell’umanità e del pianeta: dalla lotta alla fame, all’eliminazione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse naturali, all’affermazione di modelli di produzione e consumo sostenibili

L’UE ha svolto un ruolo importante nella definizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e si è impegnata, insieme agli Stati membri, a guidarne anche l’attuazione, sia mediante l’integrazione degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS) nelle politiche dell’Unione, che sostenendo gli sforzi profusi da altri Paesi, in particolare quelli che ne hanno più bisogno attraverso le sue politiche esterne.

In linea generale, l’UE ha assunto un ruolo guida nella lotta contro i cambiamenti climatici, sostenendo sin dall’inizio gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e predisponendo nel contempo strategie e politiche coerenti con gli obiettivi dell’Agenda 2030, in settori quali l’economia circolare, la ricerca e l’innovazione, l’occupazione e l’inclusione sociale, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, la sostenibilità dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, come pure i settori relativi all’energia, all’edilizia e alla mobilità. Nondimeno, l’UE ha agito per la promozione della coesione europea e la salvaguardia dei valori comuni, inclusi la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali.

Più recentemente, l’esigenza di articolare le politiche e i processi decisionali europei facendo leva su un modello di sviluppo sempre più orientato ai principi dello sviluppo sostenibile, al fine di porre le persone e il pianeta al centro delle scelte strategiche dell’UE e dei suoi Stati membri, è emersa con ancora maggiore nitidezza ed è stata ulteriormente rilanciata a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. In questo contesto nasce nel 2019 il Green Deal (Patto Verde Europeo), che è parte integrante dell’Agenda 2030 ed è un insieme di strategie e piani d’azione per ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.  Più in generale, le politiche per la sostenibilità e l’inclusione sociale sono stati confermati quali elementi cardine posti al centro anche del Piano per la ripresa e la resilienza (PNRR), contro la crisi economica e sociale innescata dalla pandemia.



i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile

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3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;

4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento permanente per tutti;

5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;







1.  Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo;

8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile,

un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;

9. Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una

industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;

10. Ridurre l’ineguaglianza fra le nazioni e all’interno delle stesse;

17. Rafforzare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato

mondiale per lo sviluppo sostenibile.

2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;

6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie;

7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;

12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;

13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;

14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;

15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica;